Per poter meglio comprendere il mondo nel quale ambiento tutte le mie storie, a partire da questo articolo, vi narrerò le sue cronache.
La genesi di Arbor
Arbor… il
Continente delle grandi foreste, delle imponenti vette; la sua magia è un
sussurro lieve sospirato da Fate
Argentee, è una promessa romantica portata dai venti sulla scia delle verdi
Fate del Muschio. Ma è anche rifugio
di fosche tenebre, di agghiaccianti creature spettrali e misteri innominabili.
Il contrasto tra l’amore, la poesia, le storie travolgenti dei suoi eroi e
l’odio, l’angoscia, le rovinose tragedie di quanti abbracciano vie più
seducenti, riporta l’eco di una sfida ancestrale fra Bene e Male; induce a
riflessioni profonde sull’evoluzione delle razze e culmina in sfide così
travolgenti da far vibrare il cuore. Per meglio interpretare le origini d’ogni
storia di questa terra incantata, bisogna tornare indietro nel tempo, in
un’epoca persa nella memoria delle più antiche leggende: nell’Universo esisteva
un unico grande Sole, splendente e
radioso, la sua luce, il suo calore, costituiva l’essenza della vita. La sua
magnificenza era l’espressione visibile e tangibile del Dio Creatore e i soli
che potevano contemplarlo erano gli Angeli.
Tali figure, pure
essenze, prive di lineamenti fisici caratteristici, non erano regolate da
nessun sistema gerarchico; nessuna legge e ordinamento disciplinava il loro
operato. Gli Angeli rispondevano unicamente al comando imperioso dell’amore.
Man mano che le ere celesti si susseguivano e che gli angeli raggiungevano i
confini più lontani dell’Universo, fu scoperta l’esistenza di un luogo abitato
da presenze ostili e malvagie, le tenebre generate dall’assenza di Luce.
L’esperienza che gli angeli esploratori riportarono condusse alla necessità di
istituire il Primo Consiglio Angelico.
A nulla valsero gli avvertimenti e gli inviti alla prudenza da parte dei Messaggeri del Creatore; numerosi
Angeli, lasciatisi coinvolgere dalla grandezza del compito da svolgere,
partirono per raggiungere il reame
dell’eterna notte. Nessuno seppe cosa trovarono, ma al loro ritorno,
l’innocenza delle loro essenze era stata corrotta; divenuti superbi e pervasi
da un nuovo potere, gettarono nell’angoscia l’intero Ordine Angelico;
cominciarono a crearsi un sole proprio, nero e freddo, capace di spandere ovunque
solo tenebre, desolazione e paura. Lo scontro fu inevitabile e perdurò per ere
infinite; la Luce contro le Tenebre, fratelli contro fratelli. Il Creatore non pose mai fine a questo
conflitto nel modo che tutti si aspettavano, non avrebbe mai abbandonato le
sorti dei suoi Angeli. Il conflitto ebbe termine con la distruzione del Sole Nero; un acuto stridore si diffuse
dolorosamente nel silenzio dell’Universo e i frammenti del cupo astro furono
sparsi ovunque. Uno di quei pianeti che assistette al Crepuscolo dell’Eterna Notte fu Hormon. Il frammento che vi precipitò si spaccò in due parti ed
entrambe sprofondarono nel continente di Arbor.
Il Sole Nero, in
quanto essenza di puro male, con una propria coscienza, bramava intanto di
ricomporsi e il corpo principale rimasto nello spazio animò i Venti Stellari per sondare il Creato
alla ricerca dei vari frammenti perduti. Il Creatore generò su Arbor i Sidenlore, i suoi figli prediletti e li
fece abitare nella Foresta d’Argento;
avevano lineamenti e tratti gloriosi, un aspetto imperioso e possente. Si
muovevano eretti sulla terra e potevano volare nel cielo grazie ad ali lunghe e
piumate come quelle degli uccelli. Il Creatore li aveva generati a immagine
della sua perfezione, offrendo ad ognuno di loro il libero arbitrio; si rivelò
ad alcuni prescelti, li istruì sul destino di Arbor e offrì la sua Alleanza. I Sidenlore risposero
cominciando la costruzione della città madre: Irshan, proprio sopra uno dei due frammenti, assumendosi
l’incarico di vigilare sui suoi influssi e impedire una sua eventuale ascesa
nello spazio. Dalle polveri generate dalla divisione del Frammento presero vita
bestie dalla ferocia inaudita: i Velkron.
I Frammenti, nel
frattempo, non ancora soggiogati dal potere dei Sidenlore, richiamarono in
soccorso gli Antichi, che
costituirono i loro regni in prossimità di Irshan e a sud di Arbor. Quando la
Città Madre fu ultimata e vennero posti i Quattro
Sigilli Elementali, gli Antichi del nord avevano già definito le basi per
la Prima Guerra delle Bestie; i
Velkron dilagarono come uno sciame di insetti, penetrarono nel cuore del regno
dei Sidenlore e lo devastarono. Ogni meraviglia, ogni massima espressione
d’arte fino ad allora raggiunta dai Lore, fu offesa e cancellata dalla furia e
brutale violenza dei Velkron. Ma i Sidenlore ebbero la meglio e dopo circa
duemila anni si guadagnarono un relativo periodo di tregua.
Il secondo
Frammento, caduto in una regione paludosa situata a sud-ovest di Arbor, formato
il suo esercito di Piante Mutanti,
guidato dagli Antichi del sud, scatenò la Seconda
Guerra delle Bestie ed essendo già i Sidenlore duramente provati, il
Creatore affidò ai Mistici il
compito di arginare la nuova ondata di malvagità. I Mistici abitavano Hormon
già prima dei Sidenlore e per quanto si presentassero con tratti riconducibili
al mondo animale, la loro essenza era molto affine a quella degli Angeli.
Tra
pause più o meno lunghe, il conflitto durò altri diecimila anni; le perdite
furono paurose e drammatiche e senza un evento determinante, si affacciò il
rischio di un annientamento globale delle razze e della vita su tutta Arbor.
Due Sidenlore, votati al sacrificio eroico, pervasi d’amore l’uno per l’altra e
per tutto il meraviglioso mondo che avevano imparato a conoscere, raggiunsero i
Boschi di Etherya per trovare e distruggere l’Antico del Nord. Portarono con
loro il Manto Sacro della Vita. I
Sidenlore erano stati generati da una nube di luce e una volta compiuto tale
miracolo, la nube si era deposta sui loro corpi sottoforma di un manto
incantato. Portando il Manto al cospetto del nemico, i Sidenlore credevano di
poterlo usare contro di lui per distruggerlo, ma riportarono soltanto un’amara
sconfitta.
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